manifatturiera
Confindustria ha fin da subito condiviso i fini del DPCM del 22 marzo scorso, ossia garantire che in momento di grave emergenza come quello che stiamo attraversando non manchino alle persone i beni e i servizi essenziali: alimentari e farmaci, forniture e servizi per ospedali.
L'Istat oggi parla di circa il 56% delle imprese che dovranno chiudere, alle quali si aggiungono tutte le altre che hanno gia' chiuso volontariamente o ridotto significativamente la propria attivita' per mancanza di domanda.
Pertanto, pur non condividendo gli interventi che oggi hanno rimesso in discussione provvedimenti gia' molto restrittivi assunti nei giorni scorsi e, quindi, l'esclusione di alcune produzioni a nostro avviso essenziali per garantire le filiere, diciamo che bisogna mettere da parte polemiche, strumentalizzazioni ed eccessi nel linguaggio, come quelli cui abbiamo assistito nei giorni scorsi, ingenerosi verso una categoria che sta responsabilmente affrontando assieme a tutto il Paese la peggiore crisi sanitaria ed economica dal dopoguerra, e lavorare tutti nella medesima direzione e con senso di responsabilita'.
Con la stessa immediatezza con cui si e' affrontata la questione delle chiusure occorre rispondere alle preoccupazioni degli imprenditori e dei lavoratori e agire con azioni e soluzioni rapide per permettere alle imprese di riaprire dopo questa difficile fase.
In sostanza bisogna fare in modo che dopo la chiusura temporanea e il rallentamento della produzione non ci sia una chiusura definitiva.
Questo e' il momento della coesione nazionale vera, delle azioni e delle soluzioni e non della ricerca delle colpe, dell'unita' nazionale nel linguaggio e nei comportamenti di chi ha davvero a cuore il futuro del Paese e ne sente la responsabilita'.
È piu' che mai urgente un intervento massiccio per prevenire l'impatto devastante che questa emergenza produrra' sul sistema economico.
Bisogna assicurare alle imprese un rapido e semplice accesso alla cassa integrazione, che non puo' essere anticipata dalle imprese stesse dovendo queste gia' fare i conti con il calo della liquidita' conseguente a chiusure e rallentamenti.
È necessario, inoltre, sostenerne la liquidita' prevedendo la dilazione delle scadenze fiscali e contributive e agire inoltre sulle linee di credito a breve e lunga scadenza, sostenendo le imprese tutte, piccole, medie e grandi, con interventi forti, coerenti e lungimiranti, a partire da un fondo di garanzia che permetta alle imprese in questa fase di onorare i loro impegni e di uscirne per ripartire e non per chiudere.
Siamo di fronte a due guerre, una al virus e una per difendere i fondamentali economici dell'Italia e dell'Europa.Il nostro appello e' che si affronti questa emergenza da economia di guerra, facendolo insieme, con la consapevolezza della gravita' e con senso di unita' nazionale nel rispetto di tutti noi.
Confindustria ha fin da subito condiviso i fini del DPCM del 22 marzo scorso, ossia garantire che in momento di grave emergenza come quello che stiamo attraversando non manchino alle persone i beni e i servizi essenziali: alimentari e farmaci, forniture e servizi per ospedali.
L'Istat oggi parla di circa il 56% delle imprese che dovranno chiudere, alle quali si aggiungono tutte le altre che hanno gia' chiuso volontariamente o ridotto significativamente la propria attivita' per mancanza di domanda.
Pertanto, pur non condividendo gli interventi che oggi hanno rimesso in discussione provvedimenti gia' molto restrittivi assunti nei giorni scorsi e, quindi, l'esclusione di alcune produzioni a nostro avviso essenziali per garantire le filiere, diciamo che bisogna mettere da parte polemiche, strumentalizzazioni ed eccessi nel linguaggio, come quelli cui abbiamo assistito nei giorni scorsi, ingenerosi verso una categoria che sta responsabilmente affrontando assieme a tutto il Paese la peggiore crisi sanitaria ed economica dal dopoguerra, e lavorare tutti nella medesima direzione e con senso di responsabilita'.
Con la stessa immediatezza con cui si e' affrontata la questione delle chiusure occorre rispondere alle preoccupazioni degli imprenditori e dei lavoratori e agire con azioni e soluzioni rapide per permettere alle imprese di riaprire dopo questa difficile fase.
In sostanza bisogna fare in modo che dopo la chiusura temporanea e il rallentamento della produzione non ci sia una chiusura definitiva.
Questo e' il momento della coesione nazionale vera, delle azioni e delle soluzioni e non della ricerca delle colpe, dell'unita' nazionale nel linguaggio e nei comportamenti di chi ha davvero a cuore il futuro del Paese e ne sente la responsabilita'.
È piu' che mai urgente un intervento massiccio per prevenire l'impatto devastante che questa emergenza produrra' sul sistema economico.
Bisogna assicurare alle imprese un rapido e semplice accesso alla cassa integrazione, che non puo' essere anticipata dalle imprese stesse dovendo queste gia' fare i conti con il calo della liquidita' conseguente a chiusure e rallentamenti.
È necessario, inoltre, sostenerne la liquidita' prevedendo la dilazione delle scadenze fiscali e contributive e agire inoltre sulle linee di credito a breve e lunga scadenza, sostenendo le imprese tutte, piccole, medie e grandi, con interventi forti, coerenti e lungimiranti, a partire da un fondo di garanzia che permetta alle imprese in questa fase di onorare i loro impegni e di uscirne per ripartire e non per chiudere.
Siamo di fronte a due guerre, una al virus e una per difendere i fondamentali economici dell'Italia e dell'Europa.Il nostro appello e' che si affronti questa emergenza da economia di guerra, facendolo insieme, con la consapevolezza della gravita' e con senso di unita' nazionale nel rispetto di tutti noi.
Roma, 25 marzo 2020